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Atti del X Convegno "Randevò a la Vila"

S. Sebastiano Da Po, 23 e 24 Settembre 2005


Il culto di san Michele in Piemonte con particolare riguardo al territorio di San Sebastiano Da Po

Donatella Taverna

Il culto di san Michele in Piemonte è assai diffuso ed ha aspetti di grande interesse antropologico, oltre che religioso.
Prima di tutto, il Piemonte è posto lungo il percorso micaelico che collega il Levante (Bisanzio) con Mont Saint Michel, attraversando il santuario garganico e San Michele della Chiusa.
In tempi remoti anche Torino ebbe una cappella di san Michele, posta lungo la strada principale della città romana e medievale, poco lontano dall’attuale Basilica Mauriziana, e legata appunto a San Michele della Chiusa.
Tuttavia, i percorsi micaelici per il Piemonte non finiscono qui, poiché nella devozione popolare, oltre al significato di custodia e di espiazione (San Michele è il responsabile del cosiddetto Purgatorio aereo del morto di Beaucaire, si incarica cioè della purificazione delle anime dei fedeli trapassati e non destinati all’inferno), san Michele sostituisce molte divinità pagane e soprattutto quelle legate ai transiti: valichi montani, attraversamenti o salvezza da acque (ha anche fonti sacre con qualità iatriche), superamenti di confini materiali o morali, transito finale, e anche più semplicemente quel transito periodico ed essenziale per la vita dei pastori nel mondo medievale e anche moderno almeno fino al secolo scorso che è rappresentato dalla transumanza.
Per quanto concerne questo ultimo aspetto, è stato possibile con lavori accurati e molto lunghi, individuare almeno un significativo percorso, che porta il nome ancora oggi, almeno in alcuni dei suoi tratti , di strada dei frati, perché sottoposto ai diritti di pedaggio e ai controlli di ospitalità e lazzaretti dei frati di una abazia, che parrebbe essere San Benigno di Fruttuaria, piuttosto che la precedentemente ipotizzata san Mauro di Pulcherada.
Tale via è oggi leggibile nei tratti che collegano Balangero, nella bassa valle di Lanzo, con i paesi della piana fino alle porte di Torino. Se ne perdevano le tracce a qualche distanza da Chivasso, rimanendo assolutamente dubbia l’eventuale prosecuzione oltre il corso del Po. In un primo tempo essa non era stata neppure ipotizzata, essendo in atto, in tempi recenti, nelle valli di Lanzo una migrazione stagionale cosiddetta "di loggia", cioè di breve raggio (dagli alpeggi a Torino o Venaria o a qualche altro paese della piana nella prima cintura torinese). In realtà il medioevo, come dimostrato da molti studiosi (si vedano gli studi di Comba in particolare), vide rotte di transumanze assai più ampie; sono esempi di estensione massima quelle che legano la castellata del Varaita ai paesi della pianura del Piacentino lungo il corso del Po.
L’identificazione di un sito detto di san Michele nei pressi di San Sebastiano Da Po, non lontano dal sito oggi perduto di Radicata, che sarebbe posto più o meno in coincidenza del porto sul Po, toccato in seguito appunto a san Sebastiano, e l’accertamento di una presenza nel X o XI secolo di un sacello o cappella dedicata all’arcangelo proprio in questa zona, consentirebbe di completare il percorso almeno fin oltre il corso del Po alle soglie dell’Astigiano. E’ anche vero che meta finale delle transumanze sono perlopiù zone golenali del fiume, che garantiscono anche strutture di ripari e momentanei rifugi e stazzi per il bestiame. Nella zona sorgono inoltre in epoca medievale strutture agricole perenni, anche murarie legate, più o meno direttamente all’abazia di Fruttuaria, il che giustifica che il percorso porti il nome di strada dei frati e sia costeggiato, anche nella parte a monte, da strutture murarie (almeno una cascina e uno xenodochion identificati) direttamente gestite dai frati (territori di Mathi e Balangero).
San Michele dà la certezza di trovarsi in presenza di un percorso così qualificato anche in relazione ad un’altra convenzione popolare certamente connessa a culti precristiani poi cristianizzati, oltre che a necessità di tipo stagionale. Infatti il 29 settembre (una delle due date celebrative dell’Arcangelo, essendo l’altra, particolarmente diffusa nel sud d’Italia, il 4 maggio) è considerato convenzionalmente nelle nostre montagne il giorno opportuno per l’avvio delle transumanze, poste sotto la santa protezione dell’Angelo, che lungo la strada offrirà custodia, sollievo e acque, oltre che protezione per tutti coloro che eventualmente morissero nel cammino: a una giornata di cammino l’uno dall’altro, sacelli, piloni e cappelle consentono l’adeguata costanza della preghiera, la sicurezza e il conforto "e che Nostro Signore ci guardi la bona pià," presso a poco "il passo sicuro", come si auguravano un tempo i pastori, sul punto di partire.