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Atti del X Convegno "Randevò a la Vila"

S. Sebastiano Da Po, 23 e 24 Settembre 2005


Il parco del Castello della Villa di San Sebastiano da Po *

Il parco in una foto d'epoca
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Il parco in una foto d'epoca

Il parco del Castello e le serre come si presentano oggi
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Il parco del Castello e le serre come si presentano oggi

Irma Beniamino

Il parco del Castello della Villa di San Sebastiano da Po, nella sua attuale sistemazione, riflette un complesso sistema di stratificazioni di interventi architettonici e paesaggistici occorsi per la maggior parte tra il XVII ed il XIX secolo, operando su una matrice medievale che condizionò parte della sistemazione dello stesso parco.
Del castello alto-medievale di San Sebastiano si possono ancora oggi osservare alcuni elementi posti alla base di una collinetta nel giardino conosciuta come "boschetto".
Quando, nel XV secolo, un ramo della famiglia dei Radicati, feudatari di vari castelli nel Monferrato, si stabilì a San Sebastiano, trovò il castello in pessime condizioni e decise di risistemare un’antica casa - forte che si trovava nella parte a mezzogiorno del ricetto: l’edificio prese il nome di "Villa" - e costituisce il nucleo dell’attuale palazzo.
A partire dalla seconda metà del XVII secolo ebbe inizio un graduale passaggio di proprietà del feudo di San Sebastiano alla famiglia Novarina; in particolare una "portion" del vecchio castello fu venduta a Giuseppe Antonio Novarina nel 1693, integrata da altre cessioni nel 1718 attestanti anche il passaggio della torre medievale situata sul "brichetto", corrispondente all’attuale "boschetto"; e si conferma anche l’esistenza di un "giardino" del Conte Novarina, situato vicino al vecchio castello. Alcune carte mostrano la situazione del palazzo e della vicina chiesa parrocchiale all’inizio del ‘700; il palazzo si presentava con una corte interna, la scuderia, il tinaggio ed una peschiera quadrangolare, ma ben più chiaro è il tipo controfirmato dall’ingegner Bernardo Vittone il 4 gennaio 1764, che mostra lo spazio antistante la facciata del palazzo occupata ancora da "siti e case detto il castello il tutto feudale" e soprattutto indica la posizione del "giardino del Sig.Conte". Nel suo progetto Vittone trasformò l’antico cortile del palazzo nell’attuale "giardinotto" e mise in relazione la facciata a mezzogiorno del palazzo con l’ "abbeveratoio e l’allea". E’ probabilmente da far risalire allo stesso periodo un progetto anonimo per il "Giardino esteriore del Castello", che indica un "parterra" di fronte alla facciata principale del palazzo ed una proposta di sistemazione per il giardino che manteneva e valorizzava alcuni elementi architettonici preesistenti, quali la torre e la "cappella del Beneficio di San Sebastiano". Questo progetto rimase tale, la cappella e la torre furono demolite dopo il 1780 ed il sito assunse la conformazione di collinetta sostenuta da due bastioni in muratura. Il maggior splendore del parco è dovuto all’attività di Luigi Novarina, primo marchese di Spigno, che lo trasformò in un vero giardino botanico citato non solo dalla letteratura locale ma riconosciuto dalla comunità scientifica dell’epoca, con la quale il marchese intrattenne strettissimi rapporti, ed in particolare con l’Orto botanico dell’Università di Torino. La passione per il collezionismo di piante, soprattutto esotiche, lo condusse nel 1797 alla costruzione della serra e della vasca, occupandosi in prima persona dello studio del modello migliore che si adattasse alle sue esigenze, anche con l’ausilio della trattatistica dell’epoca. Le collezioni di piante assunsero in breve tempo una notevole espansione, giungendo a superare le 3000 entità diverse in coltura, delle quali si ha documentazione nei cataloghi a stampa pubblicati a partire dal 1804. Il marchese De Spin seppe anche coniugare la sua passione botanica con l’interesse per l’architettura dei giardini, invitando, nel 1815, Xavier Kurten, ad intervenire nel suo giardino. Nel 1831 fu costruita un’altra serra nella "corte civile" del palazzo, mentre già dal 1825 il marchese aveva autorizzato il capo giardiniere Antonio Casanova a vendere o scambiare gli esemplari in esubero tramite la pubblicazione di un apposito catalogo di vendita. All’inizio del ‘900 la serra grande era ancora affollata di piante, oggi scomparse, mentre il giardino mostra ancora quella struttura definita a partire dalla seconda metà del XVIII secolo e conserva molte entità di pregio già documentate nelle foto d’epoca.

*Abstract di presentazione del testo di prossima pubblicazione